Da: Il
Corriere della Sera, 5 maggio 2000
Tratto da:
http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/swif_rs.htm
EMANUELE SEVERINO
Chiesa e pensiero
filosofico
La casa invisibile del cristianesimo
Una trentina d'anni fa la Chiesa cattolica dichiarò
ufficialmente la profonda incompatibilità tra il cristianesimo e il mio pensiero
filosofico. Continuo a ritenere che la Chiesa agì in modo del tutto adeguato.
Era ed è infatti il mio pensiero filosofico ad affermare l'essenziale
appartenenza del cristianesimo all'alienazione di fondo che ormai avvolge
l'intera storia dell'Occidente. Pubblicherò tra non molto presso Rizzoli i
documenti in mio possesso relativi al rapporto che intrattenni in quegli anni
con i vari organi della Chiesa, tra cui l'ex Sant'Uffizio e la Sacra Congregatio
pro Institutione Catholica.
Ma da qualche tempo un teologo italiano sta ripensando con vigore e coraggio il
modo in cui la Chiesa concepisce il rapporto tra filosofia e cristianesimo.
Giuseppe Barzaghi è sacerdote domenicano, direttore della rivista "Divus
Thomas", socio della Pontificia Accademia di San Tommaso d'Aquino, docente di
discipline teologiche all'Università Cattolica di Milano e allo Studio Teologico
Accademico Bolognese.
Eppure, per lui, il mio pensiero filosofico costituisce la condizione più
adeguata per comprendere il senso autentico del cristianesimo. L'esperimento di
Barzaghi è importante e va seguito con attenzione.
È appena uscito il suo libro Oltre Dio (Giorgio
Barghigiani Editore Duemila), che approfondisce quelli precedenti e
soprattutto Soliloqui sul divino (Ed. Studio Domenicano, 1997). A
proposito del centro del mio discorso - ogni stato del mondo e della coscienza
anzi ogni essente, visibile o invisibile, è eterno - Barzaghi sostiene che esso
non "arriva a smantellare il cristianesimo", ma che "è a tal punto forte da
poter essere uno dei criteri interpretativi dello stesso cristianesimo". Ma poi
diventa subito chiaro che per Barzaghi è l'unico criterio possibile: "Se il
cristianesimo è essenzialmente la partecipazione della vita di Dio, cioè della
vita eterna, per comprenderlo occorrerà porsi dal punto di vista di Dio, cioè
dell'eterno. Ed è proprio questo il punto di vista che viene
incontrovertibilmente postulato dal pensiero di Severino: il punto di vista
eterno e assoluto".
Ognuna di queste parole costituisce certo un problema. E dunque il loro senso è
diverso, nel libro di Barzaghi, da quello che mostrano immediatamente. Parlano
ad esempio di "Dio"; ma, si è visto, il titolo del libro invita "oltre Dio", e
Barzaghi non vede opposizione, bensì solidarietà tra la "Deità" che per
Meister Eckhart sta appunto "oltre Dio" e la "Gioia" a cui si rivolgono i
miei scritti. E parlano di un "punto di vista incontrovertibilmente postulato";
ma l'"incontrovertibile", Barzaghi lo sa benissimo, non può essere un semplice
"postulato" e pertanto nemmeno un semplice "punto di vista". Ma l'autore intende
incominciare ad affrontare il compito indicato qualche anno fa da un altro
teologo italiano,
P. Sequeri (da Barzaghi esplicitamente chiamato in causa) per il quale "la
lezione di Severino deve essere considerata un punto di non ritorno anche per
ogni revisione dell'ontologia classica nell'ambito del pensiero teologico" (Il
Dio affidabile, Queriniana, Brescia, 1996). Immerso nell'alienazione, il
cristianesimo è come una casa invisibile di cui qualcuno dice, indicando un gran
banco di nebbia: "Là c'è una casa". Che cosa si riuscirebbe a vedere se la
nebbia (l'alienazione) diradasse? Forse una casa. Ma forse nulla. Nel primo
caso, quello in cui Barzaghi crede senz'altro, il cristianesimo avrebbe ancora
qualcosa da dire, e di grande, anche qualora fosse liberato dalla nebbia
dell'ontologia dell'Occidente; nel secondo caso, con lo svanire della nebbia
dovrebbe ammutolire anche ogni parola cristiana. Questo problema rimane aperto.
Credo che con Barzaghi saremmo invece d'accordo nel ritenere che sinché resta
nella nebbia dell'alienazione la casa del cristianesimo sia inabitabile.
Su
Barzaghi cfr.
G. Barzaghi
Oltre Dio
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