Il Libro della Saggezza Antica

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IL LIBRO DELLA SAGGEZZA ANTICA

Favole di Esopo, maestro dei Greci, e sentenze dei nostri antichi padri

rime e prose di Pietro De Luigi

 

Riporto qui le prime pagine di un lavoro per bambini che ha preceduto l'Esopo.

(Nota: per l'uso, la riproduzione o la copia del materiale e dei testi inclusi in questo sito, si prega di rispettare le norme vigenti e, in ogni caso, di riportarne la provenienza citando il nome degli autori. Per autorizzazioni contattare mastroraro@tiscali.it)

 

 

Vedi anche:

Il cerchio dell'anima
Il leone e il topolino

 

 

Nell’irrigidimento non cerco la salvezza:

un fremito per l’uomo è la maggior ricchezza;

e se al mondo caro si paga il sentimento,

solo chi è commosso esplorerà l’immenso.

J. W. GOETHE, Faust II, Atto primo, 6271-74

 

Introduzione

Incredibile ma vero! Questo libro ti farà diventare saggio, molto saggio!

Un saggio strabiliante per tutti, amici e parenti, insegnanti, genitori e compagni di classe. Un saggio straordinario e temibile anche per i tuoi nemici. Un vero e proprio supersaggio formato bambino. Si rivolgeranno tutti a te per saperne di più, e ti chiederanno consiglio sui casi più difficili e strampalati della vita. E tutto ciò solo grazie a questo libro.

Certo, ci vorrà anche un po’ di esperienza. Ma se lo leggerai attentamente e imparerai a memoria alcune delle sue formule, se ci penserai quando ti capiteranno cose simili a quelle descritte qui, allora il risultato è assicurato: ti farai una grande pratica, e con la pratica una reputazione invidiabile. Diventerai praticamente un saggio insuperabile, mitico. Un mago di saggezza.

Le sentenze (chiamale pure formule di saggezza), cioè le brevi frasi che trovi collegate ai racconti, sono saggezza concentrata in pillole di straordinaria efficacia. Impararle a memoria è come averle sempre a portata di mano, come fanno i maghi con le formule magiche. Inoltre addestrare la propria memoria fa benissimo alla mente ed è già un’ ottima iniziazione alla saggezza (puoi farlo anche con le storielle in versi). Le formule di saggezza contengono il succo più succoso della saggezza antica, quella che si chiama la quintessenza della saggezza (se l’essenza è il succo, la quintessenza è il succo del succo del succo... per cinque volte!).

Questo libro riporta storie che furono inventate tantissimo tempo fa da un uomo che si chiamava Esopo. Esopo, insieme ad Omero (quello che ha scritto l’Odissea), fu uno dei primi maestri dei Greci, un popolo sapientissimo che visse più di duemila anni fa. I Greci per certi aspetti erano quasi dei selvaggi che vivevano, rispetto a noi, in un modo molto naturale e primitivo. Tuttavia essi sapevano far funzionare a meraviglia la loro testolina e ci lasciarono, negli scritti, nell’arte, nella scienza, una quantità incredibile di cose stupende, a confronto delle quali le cose fatte dalla maggior parte dei nostri professoroni universitari non sono altro che giochetti da ragazzi oppure tediosissime noioserie.

Esopo fu solo uno dei primi maestri della Grecia ma la sua opera ebbe grande importanza perché fu un punto di partenza per tanti suoi successori. I suoi racconti hanno un grande valore per tutti, anche oggi, perché riguardano faccende che, presto o tardi, capitano a chiunque. Spesso nelle sue storie ci sono e parlano gli animali. Un po’ perché, come noi, anche gli animali possono essere stupidi o intelligenti, avidi, rissosi, oppure prudenti e buoni. Ma anche perché Esopo, con le sue storielle, ci ha voluto lasciare degli esempi, e gli esempi devono valere per molti casi, anche diversi. Infatti le cose che capitano, capitano sempre in modi diversi; ma spesso c’è qualcosa che le accomuna e le rende simili, e ciò rende possibile fare degli esempi. Esopo aveva una mente agile e penetrante, e sapeva riconoscere le somiglianze tra i fatti umani, e, insegnandole ai suoi contemporanei attraverso queste storielle - gli esempi - insegnò loro anche a giudicare meglio i casi e le circostanze della vita e a prendere decisioni sagge. Ma ovviamente anche noi dobbiamo essere in grado di capire l’esempio e di cogliere che cosa nella vita pratica gli assomiglia o no. Dobbiamo essere in grado di cogliere somiglianze e diversità.

Vi faccio un esempio. Se siete molto piccoli e rubate la marmellata, la mamma poi vi sgriderà e magari vi darà una punizione. Urlerà sgradevolmente per qualche secondo, cosa che all’inizio potrebbe anche farvi piacere - perché non vedete spesso la mamma con quella bocca allungata, le guance arrossate e gli occhi strizzati da coccodrillo - ma alla lunga vi annoierà a morte. La mamma potrebbe darvi delle sberlette sulle mani. Così prima o poi capirete che è meglio non prendere la marmellata della mamma (soprattutto se vi scopre!). Ma potreste pensare di poter rubare le caramelle, perché voi non sapete ancora cosa significhi la parola rubare. Così verrà il giorno in cui ruberete le caramelle... Siccome siete molto inesperti, vi fate di nuovo scoprire. La mamma si arrabbia un’altra volta, anzi, si arrabbia ancora di più... con tutte le conseguenze che conoscete (se la mamma è coerente, sennò peggio per voi; ci metterete di più a capire cosa vuole la vostra adorabile mammina, sempreché voglia qualcosa). Pian piano diverrete abbastanza saggi da capire che non vale la pena rubare nulla in casa vostra, soprattutto se la mamma lo viene a sapere, perché quasi sempre finirebbe male per voi. Partendo da casi molto diversi avete quindi scoperto qualcosa che li rendeva simili: sia che si tratti di marmellata, caramelle o biglietti da centomila, la mamma non vuole che glieli porti via senza chiederglielo. E non ha nessuna importanza che i biglietti da centomila per voi siano insignificanti rispetto alla marmellata (li usate solo per ritagliarci figure con le forbicine arrotondate...).

Quando avrete fatto questa scoperta avrete fatto una cosa simile a quella di Esopo. Egli ha colto certe somiglianze che si ripetevano nella vita degli uomini e le ha tramandate agli altri con le sue favolette; voi, invece, avete capito che “rubare qualcosa” (in generale, cioè in tanti casi) significava peggiorare la vostra situazione (oppure dare un dispiacere alla mamma, o altro ancora) e avete tramandato questa scoperta alla vostra memoria.

Rendendo spesso protagonisti delle sue favole gli animali, Esopo ha voluto parlare proprio a tutti, perché gli animali sono già così diversi dagli uomini che noi non possiamo dire: - Non mi somiglia! - Saremmo stupidi a dire una cosa tanto banale. Siamo invece portati a cercare le somiglianze tra noi e gli animali, perché, a dire il vero, ciascuno di noi porta dentro di sé qualcosa della loro natura.

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Il cerchio dell’anima

Una sera d’estate, sul tardi, stavo pensando alle favole di Esopo. Poi andai a letto e mi addormentai. Sul finir della notte, poco prima dell’alba, ebbi un sogno: ero a Sparta o ad Atene (non ricordo) in una palestra all’aperto, su di un prato erboso pieno di lottatori e ginnasti nudi (anche femmine... Non vi dico che corpi! uno schianto!). Lì mi venne incontro un Greco antico. Era Esopo che, tutto allegro e sorridente, mi disse di trascrivere questa sua poesiola per i bambini del mio tempo, cioè del duemila. Io stentavo a capire il senso di tutte le sue parole, e lui ne rimaneva sorpreso. Non gli pareva possibile che nel duemila ci fosse gente così ignorante e zuccona come me. Poi si convinse che ero un barbaro, tant’è vero che rimanevo vestito, in palestra, e non nudo come loro, nonostante facesse caldo (i Greci infatti prendevano in giro i barbari per questo motivo). E così si fece una ragione della mia ignoranza, pensando di aver incontrato un barbaro incivile, zoticone, testa di legno e mezzo analfabeta. Mi disse anche che forse non capivo perché, come non sapevo mettere a nudo il mio corpo, così non sapevo mettere a nudo la mia anima. Poi mi dettò i suoi versi, e mentre li recitava mi indicava anche le parti di un disegno colorato. Eccovi la poesia e il disegno (ho cercato di ricostruirli come ho potuto).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La nostra anima è come un gran cerchio,

le sue parti son le nostre qualità.

Non stan però tutte insieme confuse,

ma una di qui

e un'altra di là.

Il pensiero non sta col sentimento

ma alla sensazione il braccetto dà;

e se può, anche all'immaginazione.

E questa non ama la sensazione

ma solo il pensiero e il sentimento.

Il sentimental troppo paciugone

darà alla verità poca attenzione,

e quello vanitoso e fanfarone

si nasconderà dietro alla finzione.

Il pensiero è quando si pensa

che la realtà sia così e cosà:

se bene lo userete

vi dirà la verità.

Ma se pensi con aria troppo seria

compirai alfin qualche cattiveria.

Il sentimento ti indica sempre

ciò che può farti bene

o non giovarti a niente,

i peccati di cui uno si pente.

La sensazione va dritto alle cose,

le tocca, le nasa,

le gusta e le sente

ma non si immagina proprio mai niente.

Chi solo immagina, le cose nasa,

le tocca, le ode,

le vede anche ma...

non sente un bel niente:

beato e contento in sé ritrova

tutte le cose e pigro riposa.

Le qualità sono anche funzioni:

posson lavorar e far previsioni.

Sarebbe meglio mandarle d'accordo,

non far scappare continue occasioni

per affinare virtù e qualità:

così a chi insieme saprà farle stare

vorran donare vantaggi e bontà.

Prendi le cose con buon sentimento:

le ordinerai con moderazione

e temperandole in ogni momento

scaccerai l'avida esagerazione.

Se invece le pensi con attenzione

giudicherai con molta perizia,

temerai forse la bruta aggressione,

raggiungerai la calma giustizia.

Con vero pensier e immaginazione

dottori astuti conquistan sapienza,

con sentimento e immaginazione

accendi il coraggio, rischi violenza.

Insomma, a tutti devi accordare

come a cavalli il giusto foraggio;

lancia e corazza dovrai temperare

se vuoi sapienza, giustizia e coraggio.

Impara tutto con giusta misura,

ogni tua azione esegui con cura:

armati ben per la lotta più dura,

questa di tutte è la guerra più pura.

 

Vedi anche:

Il cerchio dell'anima
Il leone e il topolino

 

 

 

 

 

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