Il leone e il topolino
Un topolino distratto andava su e giù... sapete dove? Nientepopòdimeno
che sulla groppa di un leone! Fortunatamente il leone era addormentato.
Era addormentato. Ma quando si svegliò... Trac! Lo acchiappò nelle sue
grinfie e fece per mangiarselo. Il povero topolino iniziò a supplicarlo:
- La
prego e la scongiuro,
la
supplico e l’imploro... -
Oddio
‘sto leone...
-
Signor leone, calmo!
Non
stringa, lasci andare!
La
invoco e le domando...
pietà, la benedico...
Oh
no! Niente da fare.
Non
vuol neanche ascoltare.
Meglio che alzi un dito:
-
Ancora un secondino,
mi
scappa un... bisognino!
Se
vuole un bel... - l’ho fatto.
Perché son nato ratto?
Lui
grosso ed io piccino:
di
tutto quel che dico
non
gliene importa un fico!
-
Signor leone, calma!
Che
raptus le è venuto? -
Ma
che giornata stramba.
- Mi
lasci o son perduto! -
Dacché mi son svegliato...
perché poi sono uscito?
Non
mi sarei tradito.
Il
peggio è capitato!
E’
giunta la mia ora,
e chi
mi salva ancora?
E
perché, perché, perché
tutto
questo accade a me?
In
quel preciso momento il leone spalancò le fauci e stava ormai per inghiottirlo,
ma il topolino ebbe un’idea quasi meravigliosa.
-
Signor leone, ancora
un
ultimo consiglio
(l’avessi avuto io
sarebbe stato meglio).
Ma
perché stringe? Ahio!
In
giro non la piglio,
le dò
la mia parola,
lo
dico con affetto:
dovesse avere un guaio
le
darò il mio aiuto.
Lo
giuro e lo prometto! -
Il
leone rise beffardo per questa improbabile offerta di aiuto, e domandò: - E in
che cosa mai saresti capace di aiutarmi tu, piccolo bitorzolino di pelliccia...
bagnata che non sei altro? Il topo rispose:
- Io
le darò il mio aiuto
in
ogni brutto caso.
Non
so... uno starnuto,
un
calabron sul naso,
picchiar la testa al buio,
cader
nel gabinetto,
bruciar le melanzane
o...
far pipì nel letto!
Le
darò il mio aiuto
con
tutto il mio sostegno.
Non
sto a dir panzane...
Lo
giuro! e qui m’impegno! -
Quando il topolino ebbe finito di dire queste parole il leone ormai si teneva la
pancia dal gran ridere che faceva. Aveva deciso di lasciarlo andare, perché gli
stava proprio simpatico. Allora il topolino si rassettò baffi e pelliccia, fece
un bell’inchino e con un gran sospiro salutò il leone:
- La
ringrazio
Sua
Eccellenza,
che
rinunzia
alla
merenda.
Lei
non crede,
ma
io, ratto,
chiedo fede,
starò
al patto -
Detto, fatto: strinse con le sue zampette la zampa del leone e il più
velocemente possibile si allontanò da quel luogo da incubo dicendo tra sé:
L’epitaffio
è
ritardato:
io
felice
son
rinato.
Oggi
è festa
comandata.
Ahi
la testa...
che
giornata!
Che
tortura...
Ma...
il mio patto,
salderò?
Se ho
paura?
Fa lo
stesso:
io
l’ho detto
e lo
farò!
Non
molto tempo dopo capitò che alcuni cacciatori mettessero una trappola sotto un
albero, e il leone, passando di lì vi cadde dentro, rimanendo impigliato nella
rete. Cercò di strappare, di tirare, di forzare le corde, provò a mordere con
tutta la furia che aveva in corpo, ma non c’era nulla da fare: più si agitava e
più rimaneva avvinghiato alla trappola che lo stringeva dolorosamente e lo
soffocava contro l’albero. All’inizio ruggiva furioso, ma a poco a poco gli
vennero a mancare le forze, e il suo verso si trasformò in un debole lamento.
Sul far della sera, quando il sole ormai tramontava sulla prateria e gli uccelli
rientravano nei loro nidi, il topolino sentì il pietoso mugolio del leone, e
capì che gli era successo qualcosa di grave. Corse in fretta nell’erba alta,
lasciandosi guidare dallo straziante suono che udiva, finché raggiunse il leone.
Senza pensarci su due volte si mise subito all’opera, e rosicchiando la corda
coi suoi dentini riuscì rapidamente a liberare il suo amico, che disse:
- Io
ti ringrazio, topolino gentile;
oggi
sono stato veramente male.
Se
non c’eri tu non mi sarei salvato.
Avevi
ragione: la forza non vale:
però
con l’amore ti sei sdebitato -
Fu
proprio una fortuna, perché i cacciatori iniziavano in quel momento il loro giro
di ricognizione, e dopo poco lo avrebbero catturato. Ma il leone era già fuggito
e il topolino che, essendo piccolo piccolo non aveva mai potuto osservare il
tramonto sulla prateria, a causa dell’erba troppo alta, oggi, per la prima volta
si godeva il meraviglioso spettacolo saltando allegramente sulla groppa del
leone, attaccato alla sua criniera.
Squit, squit,
Hipa... hip!
Arrivo io...
Sono
un dio!
Dio
che bello...
Vai
cavallo!
Mio
leone...
vai
panzone!
Siamo
amici
Mici
siam.
Micio, gulp!
Mo’
ci siam...
Che
mi fai?
Ehi,
ulp!
Forte
vai.
Troppo forte!
Ehi,
piano...
cipa
niapo
ghiapo miao
nopia
picio
micio, piano...
piano...
piaaanooooo!
Homo homini deus
L’uomo è un dio per l’altro uomo
(Proverbio greco-latino)
Non siate lieti finché non guarderete
con amore il vostro fratello
(Gesù)
Chi onora gli altri onora se stesso
(S. Giovanni Crisostomo)
Chi trova un amico trova un tesoro
(Siracide 6,14)
Bonis quod bene fit haud perit
Il bene fatto ai buoni non va perduto
(Piacer fatto non va perduto)
(Plauto)
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