Il cerchio dell'anima Pietro De Luigi on web
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I l cerchio dell’animaUna sera d’estate, sul tardi, stavo pensando alle favole di Esopo. Poi andai a letto e mi addormentai. Sul finir della notte, poco prima dell’alba, ebbi un sogno: ero a Sparta o ad Atene (non ricordo) in una palestra all’aperto, su di un prato erboso pieno di lottatori e ginnasti nudi (anche femmine... Non vi dico che corpi! uno schianto!). Lì mi venne incontro un Greco antico. Era Esopo che, tutto allegro e sorridente, mi disse di trascrivere questa sua poesiola per i bambini del mio tempo, cioè del duemila. Io stentavo a capire il senso di tutte le sue parole, e lui ne rimaneva sorpreso. Non gli pareva possibile che nel duemila ci fosse gente così ignorante e zuccona come me. Poi si convinse che ero un barbaro, tant’è vero che rimanevo vestito, in palestra, e non nudo come loro, nonostante facesse caldo (i Greci infatti prendevano in giro i barbari per questo motivo). E così si fece una ragione della mia ignoranza, pensando di aver incontrato un barbaro incivile, zoticone, testa di legno e mezzo analfabeta. Mi disse anche che forse non capivo perché, come non sapevo mettere a nudo il mio corpo, così non sapevo mettere a nudo la mia anima. Poi mi dettò i suoi versi, e mentre li recitava mi indicava anche le parti di un disegno colorato. Eccovi la poesia e il disegno (ho cercato di ricostruirli come ho potuto).
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