Brian Greene
L'universo elegante.
Superstinghe,
dimensioni nascoste e la ricerca della teoria ultima
Einaudi
Sulle due fondamentali
teorie della fisica contemporanea, la relatività (ristretta e generale) e la
meccanica quantistica, non è questo il libro più completo attualmente in
commercio, ma lo indico per primo perché costituisce un approccio ideale, di
primo livello, ad entrambe. I primi capitoli - un quadro generale sulla fisica
contemporanea, le sue linee di ricerca, i suoi problemi, le due teorie in gioco
con i loro “paradossi” e, infine, la difficoltà di conciliarle nella prospettiva
di una teoria unificata - sono veramente chiari, ricchi di esemplificazioni
indovinate e precise. Un’ottima divulgazione. Se poi interessa la teoria delle
superstringhe (tutto il seguito del volume, già più complicato, per la cui
comprensione è stata necessaria l’introduzione precedente) si tratta del
“libro", veramente eccellente. Io lo consiglio soprattutto per la prima parte,
la lettura è veramente piacevole, e poste le basi si può passare ad ulteriori
approfondimenti.
Un altro testo dal quale partire può essere:
Fabrizio Coppola
Il segreto dell'universo.
Mente e materia nella scienza del terzo millennio
Edizioni L'Età dell'Acquario
Molto chiaro nelle spiegazioni, di carattere assai
basilare, trae conclusioni un po' affrettate - comunque ipotetiche - circa il
"campo unificato", la natura della mente, la meditazione trascendentale, ecc.
Non si sofferma criticamente sulle varie interpretazioni della meccanica
quantistica, ma accetta l'idea della necessaria
introduzione del "mentale" in natura anche per ragioni filosofiche.
Il problema della "riduzione" o "collasso" della funzione d'onda nel passaggio
dal quantistico al classico non viene approfondito. Interessanti le sintesi storiche, sia del
pensiero scientifico che filosofico. Si tratta comunque di un libro onesto,
alquanto adatto per chi non sa nulla e si accosta per la prima volta
a questi argomenti.
Uno dei capitoli sulla fisica quantistica
è disponibile online alla pagina:
http://www.ipotesi.net/ipotesi/perche.htm
Per ciò che riguarda il libro si veda:
www.segreto.net/
Contenuto
(da www.ibs.it)
Le scoperte della
scienza sembrano in contrasto con la visione tradizionale insegnata dalla
religione. Ne consegue una "doppia verità" che indebolisce le basi della nostra
cultura. Ma il modello materialistico su cui è nata la scienza ha recentemente
mostrato il suo limite di validità: infatti ai livelli subatomici gli scienziati
devono fare i conti con leggi strane e inaspettate, e la materia si rivela
essere una forma di energia in vibrazione nella struttura dello spazio-tempo. Da
ciò scaturisce una nuova visione dell'universo basata su campi d'informazione,
in cui la spiegazione della vera natura dell'intelligenza umana può trovare una
naturale collocazione.
Roger Penrose
La mente nuova dell'imperatore.
Bur
Un grande insostituibile
classico, ha fatto storia... Oltre che di relatività einsteiniana e di fisica
quantistica (con i suoi paradossi), tratta del legame tra le
spiegazioni sui “massimi sistemi” (origine e sviluppo del cosmo, entropia e
informazione nell’universo, buchi neri, ecc.) e la mente umana deputata a
fornirle. Il filo rosso conduttore è infatti il rapporto tra mente umana e
intelligenza artificiale. Potrà l’uomo costruire macchine intelligenti, dotate
di autentica comprensione, semplicemente implementando le attuali procedure di
elaborazione informatica, ampliando la potenza e la velocità di calcolo di una
macchina di Turing (un generico calcolatore "universale")? Il libro affronta
quindi anche temi generali di matematica, logica (teorema di Gödel) e
psicologia (le procedure mentali sono computabili?). In breve, una specie di
summa dettagliata su tutto... F. Tipler, docente di fisica matematica alla
Tulane University della Louisiana (vedi infra) pur sostenendo la
computabilità del pensiero (conclusione opposta a quella di Penrose), ammette che
questo libro è (stato anche per lui) fondamentale per apprendere alcuni "fondamentali". Per molto tempo
introvabile, finalmente ripubblicato in economica dalla Bur nel 2000.
Fornisco altre recensioni
trovate in rete (su IBS, BOL ecc.)
Gabriele Martufi
(19-11-2005)
Questo libro rappresenta lo stato dell'arte della
divulgazione scientifica e solo un GRANDE fisico-matematico come Roger Penrose
poteva concepirlo! Il tema del libro è l'intelligenza artificiale (IA) e la
problematica mente/computer: la mente umana può essere considerata (in ultima
sintesi) un computer sofisticatissimo basato su algoritmi, un “sistema”
computabile e riproducibile? Al contrario i computer e in particolare l'IA
riuscirà un giorno a "simulare" completamente la mente umana ivi compresa la
coscienza e i sentimenti? Per rispondere a queste delicate tematiche, alle quali
Penrose risponde di NO, procede per gradi, introducendo il lettore, con
maestria, descrivendo senza banalizzare le teorie più accreditate che “cercano”
di interpretare il mondo “reale”, teorie apparentemente molto distanti dal tema
principale del libro (l'IA appunto) ma che al contrario sono ben amalgamate e
diventano un percorso necessario per lo studio del funzionamento della mente
umana e delle leggi fisiche che la “governano”. Il libro pone anche importanti
interrogativi e temi di riflessione sulle teorie fisiche, tanto che il lettore
che si avvicina per la prima volta ad esse potrebbe essere indotto a pensare e
condividere il pensiero estroverso di Bertrand Russell: “La matematica è una
scienza nella quale non si sa di cosa si parla e non si sa se le affermazioni
che vi si fanno sono vere o false” e in casi estremi a condividere il pensiero
di Alfred North Whitehead “Regola sicura: quando un matematico o un filosofo
scrivono cose nebbiosamente profonde, enunciano delle assurdità!”. Penrose
“semplicemente” evidenzia, coscientemente, i limiti oggettivi di tali teorie con
interessanti “esperimenti mentali” e (apparenti) paradossi convincenti che
accreditano i limiti “qualitativi” delle teorie stesse, l’Autore si spinge oltre
sostenendo che attualmente non abbiamo le conoscenze fisiche (ovvero la
“fisica”) per descrivere il funzionamento della mente infatti sembra mancare
“qualcosa”…! In sintesi: un libro straordinario! Leggetelo!
Voto: 5 / 5
Anonimo 4-feb-2001
Neoplatonico ma modernissimo
Personalmente non condivido la posizione platonica che crede nell' esistenza di
idee eterne ed immutabili, esterne alla nostra mente. Questa e' la posizione di
Penrose. Eppure sono rimasto affascinato da questo libro, per la sua
profondita', ampiezza di visione ed originalita'. L'argomento coperto e' all'
intersezione tra fisica, matematica e filosofia, un campo in cui e' fin troppo
facile rinunciare al rigore ed all'approfondimento. Ma Penrose non commette
questo errore. La lettura non e' agevolissima per chi si spaventa di fronte a
qualche equazione, peraltro non indispensabile a seguire il filo del
ragionamento. Ben pochi potranno dire di non avere imparato o capito qualcosa di
profondo nelle ore dedicate a leggere e meditare questo testo.
Roger Penrose
Ombre della mente.
Alla ricerca
della coscienza
Rizzoli
Interessanti le considerazioni
neurofisiologiche nella seconda parte del volume (la prima parte è dedicata alla
controversa dimostrazione di Penrose, su base "goedeliana", della non computabilità del mentale),
dove si prende in considerazione per es. anche la prospettiva
interazionista
mente-corpo sostenuta da Eccles insieme a Popper. Penrose ne prende le distanze
e propone invece una nuova ipotesi, secondo la quale potrebbero esser possibili
entanglements quantistici nel cervello
(cfr.
http://www.quantumconsciousness.org/),
precisamente al livello presinaptico dei microtubuli, consentendo ampliamenti in
senso quantistico e non computazionale delle operazioni cerebrali
(secondo una fisica ancora tutta da vedere, giacché non abbiamo ancora le idee
chiare su ciò che provoca il collasso della sovrapposizione quantistica).
Contenuto
(da www.bol.it)
"Nel cervello
succedono cose che un computer non può fare." Da questa semplice constatazione
Roger Penrose prende le mosse per comporre il mosaico di un'indagine a cavallo
tra scienza e filosofia, il cui oggetto è: esiste la coscienza? Cosa significa
pensare? La fisica che conosciamo basta a spiegare il funzionamento della nostra
mente? E se è vero che pensare significa essere, cosa ci rende umani?
Roger Penrose
Il grande il piccolo e la mente umana
Raffaello
Cortina Editore
Un testo molto più agile dei precedenti, solo 202 pagine. Una specie di sintesi
condensata del Penrose-pensiero. Alla fine ci sono anche gli interventi (con le successive
controrepliche di Penrose)
di:
Abner Shimony,
fisico-filosofo di Boston, che tenta un'interessantissima messa a punto
filosofica tra le idee di Penrose e una versione aggiornata della filosofia di
Whitehead "seconda maniera" (sì, proprio lui, il grande matematico, coautore
insieme a B. Russel dei "Principia Mathematica", filosofo purtroppo praticamente sconosciuto
al pubblico italiano);
Nancy Cartwright,
brillante epistemologa del Regno Unito;
Stephen Hawking, il
famoso fisico di Cambridge.
Roger Penrose
La strada che porta alla
realtà.
Le leggi fondamentali dell'universo
Rizzoli - Bur (2005)
E' un libro di ben 1113
pagine più 18 di prefazione! Un'opera monumentale, una vera e propria "summa".
Confesso d'aver letto integralmente solo i primi tre-quattro capitoli, poi sono
andato a cercarmi ciò che mi interessava qui e là. In pratica per ora l'ho solo
guardicchiato. Comunque mi sembra assolutamente ben costruito e per
completezza è anche meglio di La mente nuova dell'imperatore, di cui può
assolutamente prendere il posto (e ritengo fosse proprio nelle intenzioni
di Penrose). Naturalmente il problema è non annegarci dentro. Invece di partire
da un tema particolare (come il rapporto mente-intelligenza artificiale)
qui si parte proprio dai fondamenti: le origini della matematica, la geometria
greca, il teorema di Pitagora ecc. Pian piano si costruisce la grande piramide
delle conoscenze che dovrebbe consentirci di affrontare gli argomenti più
impegnativi. Il bello di Penrose è che ci fa toccare sin da subito, nella
spiegazione del semplice, le vertiginose e intriganti altezze del complesso.
(Questo è anche il segreto del grande didatta che sa che nulla si impara senza
passione). Gli schemini di Penrose sulle relazioni
reciprocamente autoinclusive dei tre mondi di popperiana memoria
("fisico, mentale, platonico") sono sempre divertenti, e questa volta appaiono
sin dalle prime pagine del libro stimolando il lettore ad inquadrare il tutto in una
prospettiva di ampio respiro.
Un'intervista a Penrose:
http://www2.polito.it/didattica/polymath/htmlS/Interventi/Articoli/Penrose/Penrose.htm
David
Deutsch
La trama della realtà
Einaudi
Bellissimo, per me cruciale nel
suo tentativo di sintesi filosofico-epistemologica. In fisica quantistica
sostiene con radicalità l'interpretazione dei molti-mondi (o multiverso).
L'autore è uno dei fondatori della computazione quantistica. Interessantissimi,
anche nelle loro relazioni interne, i capitoli sulla realtà virtuale,
l'importanza della vita e il tempo come concetto quantistico. Con un po' (o un bel po') di aggiustature,
mi piacerebbe esplicitare tante idee qui racchiuse nei termini di un hegelismo
aggiornato.
L'ultimo capitolo espone sinteticamente la teoria del punto omega di F. Tipler
(cfr. infra) sottolineandone l'importanza di principio, nonostante le
tendenziali esagerazioni. L'autore in filosofia matematica prende posizione
contro l'intuizionismo.
Il sito dell'autore:
http://www.qubit.org/people/david/
Contenuto
(da
www.bol.it)
La scienza
moderna potrà mai giungere a una teoria unitaria che spieghi ogni aspetto della
realtà? Sì, arguisce Deutsch, ma si tratterà di una teoria ben diversa da quella
che gli scienziati attualmente immaginano: dobbiamo abbandonare l'idea della
"teoria del tutto" - l'unificazione vagheggiata dalla fisica - e in generale
ogni ipotesi riduzionistica o meccanicistica. Esistono già quattro teorie
fondamentali che possono costituire i quattro "fili" della trama della realtà:
la meccanica quantistica, la teoria dell'evoluzione, la teoria dell'universalità
della computazione e l'epistemologia popperiana. Si tratta, a questo punto, di
considerarle tutte insieme come vere spiegazioni e non come semplici strumenti
di lavoro. Accettandone anche le affermazioni più controintuitive - come il
fatto che esistono infiniti universi paralleli, che nulla vieta i viaggi nel
tempo, o che la realtà a cui abbiamo accesso è, tecnicamente, solo "virtuale" -
possiamo giungere a una concezione unitaria fondamentalmente ottimistica,
razionale e basata sul realismo, punto di partenza per nuove idee per le più
impreviste aperture della nostra conoscenza.
Indice
La teoria
del tutto
Ombre
Il problem-solving
Criteri di realtà
La realtà virtuale
L'universalità e i limiti della computazione
Sulla giustificazione (ovvero: David e il criptoinduttivista)
L'importanza della vita
I calcolatori quantistici
La natura della matematica
Il tempo, il concetto quantistico fondamentale
Viaggi nel tempo
I quattro fili della trama della realtà
La fine dell'universo
Frank J. Tipler
La fisica dell’immortalità. Dio, la cosmologia e la resurrezione dei
morti
Mondadori
Meglio di qualsiasi romanzo
di fantascienza, altissimo volo pindarico dell'immaginazione umana,
espone un'ipotetica teoria
fisica, la teoria del punto omega (da
Theilard de Chardin, in pratica Dio alla fine dei tempi) secondo la quale tutto
è destinato a divenire Dio attraverso un governo "tecnologico" - da parte della
vita sparsa nel cosmo - del collasso dell'universo, gestione che nella
singolarità finale darebbe luogo necessariamente alle migliori predizioni
escatologiche delle religioni tradizionali: resurrezione, paradiso,
implementazione delle nostre qualità personali, pienezza di vita, pluralità
sconfinata di ambienti e situazioni meravigliose, fruizione illimitatata di
gioia, bellezza, ecc. Ma è un testo da leggere con estrema attenzione, in certi
passi tutt'altro che facile. Si tratta, a tutti gli effetti, di una vera e
propria teoria scientifica da sottoporre a verifica sperimentale e precise
condizioni (una di queste sarebbe, per esempio il big crunch
dell’universo). Nonostante gli eccessi e la stravaganza (e forse anche una certa
ingenuità epistemologica), questo libro è stato per me un’iniziazione. La
teologia per l'autore diverrebbe parte della fisica. Non è tanto il contenuto,
quanto il modo in cui l'autore lo raggiunge, che colpisce! Interessanti anche le
frequenti analogie tra concetti teologici e filosofici della tradizione
medievale e quelli delle scienze più recenti (per es. intelletto agente-algoritmi
in CPU, intelletto possibile-programmi in RAM, Spirito Santo-funzione
d'onda dell'universo, ecc.). Un librone di più di 500 pagine, tra cui
un'appendice dove l'autore formalizza matematicamente molti aspetti della
teoria, una chicca per soli addetti ai lavori... L'autore è noto per aver
pubblicato anche, insieme a J.D. Barrow, Il principio antropico,
Adelphi.
Gian Carlo Ghirardi
Un'occhiata alle
carte di Dio
Il Saggiatore
Quando questo libro uscì, nel 1997, la
rivista Le Scienze gli dedicò, se ben ricordo, la bellezza di ben
sei recensioni. Riporto qui una recensione di:
Emanuele Vinassa de Regny,
tratta da "L'Indice", n.10 1997
(cfr.
www.lucevirtuale.net/biblioteca/libri_recensiti/ghirardi.html)
Dare "un'occhiata alle carte di Dio" credo
piacerebbe a tutti, anche per scopi più prosaici di quelli che si
proponeva Einstein (a cui si deve la citazione) e di quelli che si propone
Gian Carlo Ghirardi, ordinario di fisica teorica all'Università di Trieste
e una delle massime autorità in tema di fondamenti della meccanica
quantistica, oltre che attivo ed efficace divulgatore.
Secondo Einstein, un'occhiata alle carte di Dio avrebbe potuto servire a
chiarire perché la meccanica quantistica, che funziona così bene nello
spiegare il funzionamento della natura a livello microscopico, nella sua
forma per così dire "tradizionale" poggi su principi assai difficili da
capire e da interpretare, per certi versi addirittura assurdi e in netto
contrasto con il funzionamento della natura a livello macroscopico.
Einstein era convinto che nella formulazione tradizionale della meccanica
quantistica - quella nota come "interpretazione di Copenaghen" e
sviluppata soprattutto da Niels Bohr e Werner Heisenberg - ci doveva
essere qualcosa di profondamente sbagliato. Come Einstein la pensavano
parecchi fisici famosi, tra i quali perfino lo stesso co-fondatore della
meccanica quantistica, Erwin Schrödinger, ma anche filosofi come Karl
Popper: tutti assai critici, anche se i motivi di dissenso non erano
sempre gli stessi.
Le due grandi teorie della fisica moderna - la relatività e la meccanica
quantistica - sono piuttosto complesse e richiedono trattazioni
matematiche molto difficili. Ma, mentre i principi della relatività sono
in linea di massima comprensibili anche al profano e "divulgabili" con
relativa facilità, i principi della meccanica quantistica appaiono
incomprensibili, addirittura assurdi.
Difficile da capire è il cosiddetto "principio di sovrapposizione", ovvero
il fatto che un oggetto quantistico, per esempio un atomo, si trovi sempre
"in più di uno stato": solo quando si va a osservarlo (a misurarlo)
l'oggetto si stabilizza in uno solo degli stati possibili. Riportato alla
scala macroscopica, questo principio conduce direttamente al famoso
paradosso del "gatto di Schrödinger", un gatto chiuso in una scatola che è
contemporaneamente vivo e morto: si saprà se è vivo o morto solo aprendo
la scatola (e tornerà vivo e morto quando la scatola viene richiusa). Dato
che anche un gatto è costituito da innumerevoli oggetti quantistici, il
paradosso sta in piedi perché non si riesce a sapere quando avviene il
passaggio dal microscopico al macroscopico. Anzi, dato che la meccanica
quantistica funziona così bene a livello microscopico - il livello
fondamentale -, si potrebbe addirittura pensare che sia la meccanica
classica a essere assurda.
Difficile da spiegare è anche il fatto - dimostrato sperimentalmente - che
gli oggetti quantistici (fotoni e particelle elementari) comunichino tra
loro istantaneamente, "sappiano" cioè in ogni istante l'uno quello che sta
facendo l'altro (dov'è, in che stato si trova, ecc.).
Queste e altre caratteristiche della meccanica quantistica provocarono
accese discussioni che, dagli anni venti, si trascinano ancor oggi.
L'interpretazione di Copenaghen, grosso modo basata sul principio di
indeterminazione di Heisenberg (l'impossibilità di misurare
contemporaneamente con precisione coppie di grandezze collegate tra loro,
per esempio velocità e posizione) e sul principio di complementarità di
Bohr (ogni oggetto quantistico è onda - non localizzata - e particella -
localizzata), sembrava troppo dogmatica e insoddisfacente. A questa
interpretazione furono proposte varie alternative (la più famosa è dovuta
a David J. Bohm), ma la versione "ortodossa" continua a esercitare il suo
predominio. Anzi, a partire dagli anni ottanta, quando si sono potuti
eseguire molti degli esperimenti ideali che erano stati proposti per
falsificarla, l'interpretazione di Copenaghen ha avuto soltanto conferme:
perfino il gatto di Schrödinger è risultato (a scala microscopica,
s'intende) davvero vivo e morto!
Questi risultati (ottenuti negli ultimi anni) non hanno però risolto il
problema e le discussioni si sono spostate sul "quando" e sul "perché"
avviene il passaggio tra microscopico e macroscopico. Alcuni ricercatori
sono riusciti a osservare il passaggio progressivo dal comportamento
quantistico al comportamento classico, ma la questione è tutt'altro che
chiusa. Una possibile spiegazione è quella formulata già nel 1986 dallo
stesso autore di questo libro, assieme ai colleghi Alberto Rimini e Tullio
Weber: la teoria GRW. Secondo questa teoria, col passare del tempo, l'onda
che accompagna ogni particella si espande e può urtare "qualcosa" che la
fa localizzare; se per una particella singola questo evento è molto
improbabile, per un gatto la sua probabilità è altissima. Un'altra tesi
abbastanza affascinante è quella della cosiddetta "decoerenza" che si basa
sull'ipotesi che l'ambiente distrugga la coerenza quantistica: il solito
gatto, costituito da un enorme numero di particelle, non può "di per sé"
essere coerente. Ma gli esperimenti e le discussioni continuano.
Ghirardi si è assunto l'ingrato compito di spiegare in maniera il più
possibile semplice e piana la meccanica quantistica, i suoi principi e la
loro evoluzione, ma anche tutte queste strane cose. Credo sia la prima
volta che un autore italiano realizza un testo così ricco su questo
argomento, non una semplice esposizione della teoria ma un'accurata
analisi degli esperimenti e delle accese discussioni scientifiche e
filosofiche che ne sono seguite. Il libro parte dalla nascita della teoria
quantistica, di cui segue l'evolversi e di cui esamina i punti principali,
in particolare l'indeterminismo e il principio di sovrapposizione. Segue
un'indagine sull'interpretazione della teoria sia da parte delle varie
correnti filosofiche (idealismo, realismo, ecc.), sia da parte dei
protagonisti, a favore (Bohr, Heisenberg, Born, Jordan, Pauli) e contro
(de Broglie, Schrödinger, Einstein). Dopo l'esposizione del dibattito tra
Bohr e Einstein, Ghirardi passa a esaminare i pro e i contro delle varie
proposte di modifica dell'interpretazione "ortodossa", nonché i nuovi dati
sperimentali a cui si è accennato più sopra.
Ogni argomento è discusso attraverso la descrizione di vari esperimenti,
descrizione arricchita da semplici schemi illustrativi e in cui le sempre
terribili formule sono ridotte davvero al minimo; quando è proprio
indispensabile, l'autore ricorre a qualche appendice più tecnica.
Un'esposizione chiara e abbastanza semplice (naturalmente nei limiti in
cui può essere "semplice" parlare di meccanica quantistica), ricca di dati
e citazioni, ma anche di notizie e storielle curiose. Insomma, non un
libro di testo (anche se potrà essere utilissimo agli studenti, e non solo
di fisica, ma anche ai docenti): un libro di alta divulgazione - inusuale
nel panorama italiano - che costituisce un buon esempio di quello che
dovrebbe essere la "vera" divulgazione e che è più che benvenuto in un
periodo in cui la pseudodivulgazione a scopo di lucro ingolfa edicole,
librerie e programmi televisivi, con l'unico risultato di far finalmente
diventare tutti analfabeti scientifici, magari di ritorno.
Naturalmente non è un testo che si legge d'un fiato. E certo neppure
elimina del tutto gli interrogativi che la meccanica quantistica porta con
sé e che la scienza moderna pone all'uomo, interrogativi che, con molta
probabilità, non sarà peraltro mai facile eliminare del tutto perché -
come ricorda Lewis Wolpert nel suo La natura innaturale della scienza
(Dedalo, 1996; cfr. "L'Indice", 1996, n.6) - il ruolo della scienza "non
consiste semplicemente nello spiegare il 'non familiare' nei termini di
ciò che è familiare. Al contrario: "la scienza spesso spiega il familiare
nei termini del non familiare".
Links vari di scienza, epistemologia, problema
mente-corpo, coscienza, ecc.:
http://www.edge.org/
http://www.quantumconsciousness.org/
http://www.qubit.org/
http://consc.net/chalmers/
http://consciousness.anu.edu.au/
http://aca.mq.edu.au/PaulDavies/pdavies.html
http://www.platonia.com/index.html
http://www.math.tulane.edu/~tipler/
http://www.santafe.edu/
http://www.santafe.edu/sfi/People/kauffman/
http://www.santafe.edu/~mgm/
Vedi anche:
Passato e
verità
Che
cosa significa pensare
di E. Severino |