Enoch Arden pubblicato in versione italiana con il
contributo della BPI
Una storia di mare e
d’amore
Una piccola impresa
insieme temeraria e meritoria, tutta di casa nostra. Un disco che alimenta la
fiammella di ciò che una volta non si aveva paura a chiamare cultura…
Sergio Sablich
Enoch Arden di Strauss-Tennyson
ha negli ultimi anni suscitato un rinnovato interesse di pubblico e di critica:
lo dimostrano le numerose riproposte concertistiche e le nuove edizioni
discografiche in lingua inglese e tedesca. Anche in Italia si è fatta sentire
qualche voce. L’anno scorso in un’intervista su un noto settimanale il
compositore Sciarrino prendendo spunto dagli alti contenuti umani del capolavoro
di Alfred Tennyson, ricordava la verità semplice e “rivoluzionaria” che “non può
esistere una società che non sublimi tutto ciò che c’è di più puro e di più
forte”. Diversamente, si rischia l’indigenza spirituale che lascia spazio solo
all’evasione, mentre il nutrimento della cultura è sempre terapeutico e
corroborante.
In Italia mancava una registrazione di
Enoch Arden, anche perché mancavano nella nostra lingua traduzioni integrali del
melologo. Circolavano solo, tra gli “addetti ai lavori”, alcuni adattamenti e
riduzioni. E’ stata una vera soddisfazione per me colmare questo vuoto,
riuscendo finalmente a pubblicare un lavoro del quale mi sono a lungo occupato.
Ho iniziato ad eseguire il melologo di
Strauss-Tennyson nella riduzione di R. Allorto usata da Mario Delli Ponti nelle
sue belle esecuzioni, tra cui quella lodigiana del 1983. Fu in quell’occasione
che conobbi ed iniziai ad amare Enoch Arden. Delli Ponti, divenuto nel frattempo
mio maestro, mi prestò la sua riduzione. Il testo, in parte molto efficace,
presentava tuttavia troppi tagli e ricuciture. Confrontate altre versioni,
nessuna mi soddisfaceva. Perciò, in vista di una serie di conferenze-concerto
per le scuole superiori, mi decisi ad un lavoro accurato che restituisse
pienamente il valore letterario del poema. Mi inoltrai “realmente” nel mondo di
Tennyson. Non solo imparai ad apprezzare le doti del poeta che è stato definito
il più grande word painter della letteratura inglese - per la
straordinaria capacità di offrire al lettore inquadrature simili a quelle di una
telecamera -, ma mi si dischiusero le porte di un universo insospettato le cui
chiavi erano state abilmente nascoste. Ho trattato ampiamente di queste inattese
scoperte esegetiche nel mio saggio ancora inedito Tracce per navigare
nell’universo di Enoch Arden (cfr. anche
www.pietrodeluigi.it).
Messo sull’avviso da un’affermazione di Verlaine che Tennyson “nascondeva troppe
reminiscenze”, procedetti quindi con grande scrupolo, mirando a realizzare una
versione attenta alle sfumature ma anche moderna ed efficace, versione che ha
infine convinto gli esperti e il pubblico. Provvidi quindi a depositarla, non
prima d'aver ottenuto una formale autorizzazione e un riscontro incoraggiante da
parte della Rob. Forberg Musikverlag di Bonn, editore garante per la
componente straussiana dell’opera. A quel punto c’erano le basi per una
registrazione ufficiale. Avuta l’attenzione dell’editore Rugginenti e la
disponibilità di Laura Marinoni, “una delle figure più
intense e magnetiche del nostro teatro” (Oreste Bossini, Musica e Dischi)
con la quale ho trovato subito una sintonia totale, è stato finalmente
possibile procedere alla registrazione. Ora in Italia si può ascoltare in Cd un
classico senza tempo come Enoch Arden, e ciò anche grazie al contributo
del gruppo BPI che ha sponsorizzato l’iniziativa ripagata infine da un ampio
consenso di critica sulla stampa italiana.
Enoch Arden,
“storia di mare e d’amore” (A. Boccalari), fu pubblicato come poema in versi
nell’agosto del 1864. Il successo fu per i tempi clamoroso. Il pubblico
aspettava con impazienza il nuovo volume del “Poeta Laureato” mentre il Times
con un’anteprima annunciava un cambiamento di titolo da Idilli della Terra
ad Enoch Arden. Quando finalmente uscì vendette 17.000 copie nel solo
primo giorno di pubblicazione; prima della fine dell’anno erano già 60.000.
Richard Strauss riprese il poema nel 1897, l’anno dopo Also sprach
Zarathustra, aggiungendo al testo un accompagnamento pianistico “ricco
d’intelligenza drammatica e persino cinematografica ante litteram”
(Quirino Principe). L’opera fu nuovamente accolta da un successo trionfale e lo
stesso compositore si trovò a calcare le scene dei teatri europei accompagnando
al pianoforte l’amico attore Ernst von Possart. Il successo continuò per
decenni. Al riguardo due curiosità: il grande regista D. W. Griffith (Chaplin lo
chiamava “il padre di tutti noi”), utilizzò il soggetto per ben tre dei suoi
film, in un continuo tentativo di perfezionamento; e proprio uno di questi fu al
centro della storica e buffa vicenda che, per ostinazione di Griffith, vide la
nascita del primo film in doppio rullo. Elizabeth Arden, titolare della famosa
ditta di cosmetici, decise di adottare il suo nuovo cognome proprio in onore di
Enoch Arden.
Sarebbe interessante approfondire le
ragioni di tale successo e calarsi nel vivo dell’opera. A partire dalla vita del
protagonista, Enoch, un marinaio: Tennyson lo chiamava “il Pescatore”. Enoch è
un uomo forte, onesto, coraggioso. E’ anche un uomo baciato dal successo, dalla
fortuna. Ma da un successo che si ribella, s’incapriccia e non ci mette nulla a
rovesciarsi in mala sorte. Il poeta ci offre una chiave di lettura elementare ma
universale; al verso 101 scrive: “Poi qualcosa cambiò, come ogni cosa umana
cambia”. Il mutamento infatti, il tempo, essere mostruoso dai molteplici
travestimenti, incombe sugli umani come un drago sempre in agguato. Enoch non fa
eccezione, e sebbene il suo antagonista sembri spietato, il nostro eroe non
cede. Tennyson, con grande maestria, sulla base di un canovaccio semplicissimo
costruisce una storia “popolare” ma anche straordinariamente stratificata, con
una sorprendente intelaiatura simbolica. Nel poema inequivocabilmente ma
discretamente fanno capolino i simulacri di un sofisticatissimo armamentario
esoterico. Draghi, anelli, tumuli, età, numeri e cifre degli anni, citazioni
bibliche, alberi, dirupi e fantasmi e, sempre onnipresente, il mare. E tutti il
poeta conduce al porto sereno della giustizia, ogni cifra finisce col
rispecchiare a suo modo l’altra, l’universo intero, ed ogni cosa torna in sé,
nel luogo suo proprio, in una perfetta quadratura del cerchio. Si tratta di
grande mestiere, di grande poesia. Ma il vero segreto di Tennyson in
quest’insolito “idillio” consiste nel sapersi calare a fondo nel materiale più
“tragico”, il più buio, il più oscuro, di assimilarlo intimamente a sé, al
proprio sangue, per dargli infine una soluzione “non tragica”. Più divini che
gli astri splendenti lontano, a noi paiono gli occhi infiniti che la notte in
noi schiude (Novalis). In questo Tennyson, come il suo eroe Enoch, “il
Pescatore”, è solo profondamente e universalmente umano e perciò
straordinariamente attuale.
Pietro De Luigi
Lodi, 20 ottobre 2005
Tratto da:
http://www.bancapopolareitaliana.it/pdf/magazine/magazine_15.pdf
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