C. G. Jung

Pietro De Luigi on web

 

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"Quando oggi guardo al passato, e considero il senso di ciò che mi accadde durante il mio lavoro alle visioni, mi sembra quasi di aver avuto un messaggio con una forza irresistibile. Quelle immagini concernevano non solo me, ma anche molti altri. Quello fu il principio e da allora cessai di appartenere solo a me stesso, ne persi il diritto; e da quel momento la mia vita appartenne a tutti. Le conoscenze delle quali mi interessavo, o che cercavo, non potevano ancora far parte della scienza di quel tempo. Dovetti farne io stesso l'esperienza iniziale, e cercare inoltre di fissarne i risultati nel terreno della realtà, perché altrimenti sarebbero rimasti affermazioni soggettive, senza valore.

Fu allora che mi dedicai totalmente al servizio dell'anima: l'amavo e l'odiavo, ma era la mia più grande ricchezza. Darmi ad essa era l'unica via che mi consentisse di accettare la mia esistenza, e di viverla come una relativa totalità e reggere ad essa.

Oggi posso dire di non aver mai perduto il contatto con le mie esperienze iniziali. Tutte le mie opere, tutta la mia attività creatrice è sorta da quelle iniziali fantasie, e dai sogni che cominciarono nel 1912, circa cinquanta anni fa. Tutto ciò che in seguito ho fatto nella mia vita vi era già contenuto, anche se dapprima solo in forma di emozioni e di immagini.

La mia scienza era il solo mezzo che avessi di districarmi da quel caos. Altrimenti il materiale mi sarebbe rimasto attaccato come lappole o piante di palude. Misi ogni cura nel cercare di intendere tutte le immagini, tutti i dettagli del mio inventario psichico, di classificarli scientificamente, per quanto possibile, e, soprattutto, di attuarli nella vita. Ciò è quanto di solito trascuriamo di fare. Lasciamo sorgere le immagini, e forse ce ne sorprendiamo, ma questo è tutto: non ci diamo la pena di capirle, ne traiamo solo delle conclusioni morali. E' così che si provocano gli effetti negativi dell'inconscio.

E' un grande errore anche ritenere che sia sufficiente raggiungere una certa comprensione delle immagini, e credere così di aver messo tutto a posto. Chi non ritiene che la conoscenza debba convertirsi in un obbligo morale, diviene preda del principio di potenza, e ciò produce effetti dannosi, rovinosi non solo per gli altri, ma anche per lui stesso. Grande è la responsabilità umana verso le immagini dell'inconscio. Sbagliare a capirle, o eludere la responsabilità morale, significa privare la vita della sua interezza, essere condannati a una vita penosamente frammentaria."

C. G. Jung (da Ricordi, sogni, riflessioni, pp. 236-237, BUR)

 

 

Carl Gustav Jung

 

 

 

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