La tecnica di Busoni

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La fliegende Technik (la "tecnica volante")

"Divideva dapprima i passaggi in incisi, che lavorava nel modo seguente. Dopo qualche ripetizione lentissima li eseguiva due o tre volte di seguito, bruscamente, ultrarapidi in tratti folgoranti, sia piano che forte, poi lentamente, poi di nuovo veloce. Quindi riuniva i frammenti e continuava l'esercizio per l'intero passaggio."

(Paul Roës, La technique fulgurante de Busoni, Parigi 1941. Tratto da: Piero Rattalino, Le grandi scuole pianistiche, Ricordi, p. 89)

 

"Studiava poco ma con una meticolosità tutta particolare. Prendeva un frammento (tre o quattro battute), e lo passava più volte al rallentatore, quasi a rendersi un conto anatomico della costruzione musicale e del gioco muscolare delle sue mani. Poi a poco a poco lo accelerava fino a raggiungere la velocità voluta. Nient'altro. Passava così da un frammento di Liszt ad uno di Beethoven, da uno di Bach ad uno di Schumann, da uno di Mozart ad uno di Scarlatti, intercalando spesso con brani di musiche sue. E una volta che gli chiedemmo come potesse eseguirli, e in quella maniera, senza studiare i lavori per intero, ci guardò meravigliato e protestò: «Ma io li studio e come, per intero! ma listudio nel mio cervello che, per fortuna dei miei vicini, non fa rumore»"

(Guido Guerrini, F. Busoni, Firenze 1944. Tratto da: Piero Rattalino, Le grandi scuole pianistiche, Ricordi, p. 91)

 

Sul tornare alle sorgenti della libertà (dell'intuizione creativa, del gesto, dell'improvvisazione)

"Il modo d'eseguire partecipa di quella eccelsa libertà, dalla quale discese l'arte della musica. Dove questa minaccia di divenire terrena, esso la deve risollevare, aiutandola a ritrovare il suo primitivo stato di eterea indipendenza.

La notazione, la scrittura della musica è sopra tutto un ingegnoso espediente per fissare un'improvvisazione allo scopo di farla rivivere in un secondo tempo. Ma questa sta a quella come il ritratto al modello vivente. L'esecutore deve nuovamente sciogliere la rigidezza dei segni e ridar loro il movimento. Ora, i legislatori pretendono che l'esecutore riproduca questa rigidità dei segni, e stimano la riproduzione tanto più perfetta, quanto più si attiene ai segni.

Quello che l'ispirazione del compositore perde necessariamente per esser fissata coi segni, l'esecutore deve ricreare con la propria intuizione..."

(F. Busoni, Pensieri sull'arte e sulla musica, in Scritti e pensieri sulla musica, Firenze, 1941. Tratto da: Piero Rattalino, Le grandi scuole pianistiche, Ricordi, p. 91-92)

 

Vedi anche:

Abbozzo di una nuova estetica della musica

Regole per il pianista

Requisiti del pianista

 

 

 

 

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